Sono passati esattamente 10 anni da quando a causa della crisi e di molti errori ho dovuto chiudere la mia prima avventura imprenditoriale. Il sogno si era spezzato e risalire la china è stata dura, ma da quell’esperienza è maturato in me il desiderio di aiutare altri imprenditori che si trovano, a causa di eventi sfavorevoli e di qualche errore, ad affrontare con la loro impresa il mare in tempesta.
Si sa che la crisi viene da lontano e che è diventata strutturale a causa della globalizzazione che ha consentito e consentirà ai nuovi paesi emergenti di occupare gli spazi di mercato con i loro prodotti e i loro flussi migratori. I popoli che abbiamo soggiogato per secoli vogliono la loro fetta di benessere e dobbiamo accettare il loro diritto allo sviluppo, all’autodeterminazione e al riscatto.
Moltissime aziende sono o saranno a rischio di chiusura se non sapranno ripensare il proprio modello di business adattandolo al nuovo mercato globalizzato.
Le persone, imprenditori e non, dovranno inventarsi nuovi lavori, sviluppare nuove idee, stringere nuove alleanze per affrontare la sfida e contribuire alla nascita di un nuovo modello di sviluppo.
Dalle ceneri del nostro tempo dovranno quindi nascere nuove imprese dal rinnovato valore economico, sociale e umano. Perché il motore del cambiamento non può che essere l’individuo che si organizza, da solo o con altri, per creare nuova ricchezza per la società in cui vive.
Sono convinto che l’imprenditore è e resterà uno dei perni su cui innestare il nuovo modello di sviluppo della società.
In questa fase della nostra storia, che verrà ricordata per la più grave crisi economica e di valori della storia, è quindi indispensabile incoraggiare non solo l’avvento di una nuova generazione di imprenditori ma anche la rinascita di quelli che si trovano in difficoltà. Aiutandoli a ricominciare, a sviluppare nuove idee, nuovi prodotti e servizi adeguati alle mutate condizioni di mercato. Salvaguardando quindi il loro patrimonio di idee, di entusiasmo e di esperienza.
Chi è stato imprenditore lo sarà per sempre e se gli sarà data una seconda chance potete essere certi che non commetterà gli stessi errori in una nuova attività.
L’imprenditore è un uomo del fare. Il suo obiettivo è creare nuovi beni o servizi per la società aggregando vari fattori produttivi ( capitali, mezzi di produzione, forza lavoro e materie prime). L’imprenditore prende decisioni e si assume i rischi che queste comportano. Sa che una congiuntura economica sfavorevole, una scelta sbagliata o sfortunata, l’ingresso di un nuovo concorrente, possono condurre l’impresa in una situazione di crisi.
Ma l’imprenditore ha l’impresa nel cuore e l’amore che nutre nei confronti della sua “creatura” gli impedisce spesso di leggere con chiarezza e con il necessario distacco la reale situazione di crisi della sua azienda. L’imprenditore non pensa mai di poter fallire, anche quando la sua azienda è “tecnicamente” già morta.
Per questo motivo la crisi d’impresa non può essere affrontata dall’imprenditore in solitudine perchè solo dall’esterno è possibile analizzare obiettivamente la situazione di crisi mettendo in atto tutte le azioni necessarie per uscirne. Fra queste forse la più importante è che l’imprenditore ritrovi la sua autostima, valorizzando le sue competenze e le sue qualità.
Sarà quindi possibile elaborare insieme a lui un piano d’azione per il futuro che si concretizzerà nell’inizio di una nuova vita imprenditoriale, un business plan per la nascita di un’ impresa destinata a diventare l’ ingranaggio di un nuovo motore: quello che equipaggerà il nuovo modello di impresa e di società che vogliamo costruire.