Le imprese che perseguono lo sviluppo di nuovi mercati hanno un atteggiamento di tipo imprenditoriale e si collocano nel punto più alto del ciclo del significato dell’impresa che chiamiamo IDENTITA’. Quando l’impresa si trova in questo livello strategico non conosce crisi perchè ha una cassa crescente, un elevato margine di contribuzione e ovviamente fatturato.
Ma quando l’impresa riesce a creare un nuovo mercato inevitabilmente dopo un po’ arrivano gli imitatori che inizialmente contribuiscono ad allargare il mercato ma poi innescano una lotta al prezzo più basso. Allora mettiamoci nei panni dell’imprenditore quando si trova dentro una competizione di prezzo che continua a diventare sempre più feroce: un profondo senso d’impotenza satura la sua mente e il suo cuore. Gli sembra che tutte le leve che sono nelle sue mani abbiano perso di efficacia.
Non gli rimane che chiedere aiuto. E un aiuto può essere finalizzato solo alla sopravvivenza, ma non a costruire “magnifiche sorti e progressive”. Un futuro migliore è demandato ad eventi mitici, come la “ripresa”, che troppo spesso viene vista come speranza di ritorno al passato. Alla fine non rimane che chiedere aiuto al Governo perché, sostanzialmente, aiuti una impresa che non ce la fa da sola: renda più efficiente il Sistema Paese. Ma poi anche: protegga dalla competizione, “sgridi” le banche perché non fanno credito …
COSA FARE PER USCIRNE?
Intanto va osservato che è necessario prendere atto della situazione con uno sguardo strabico. Da una parte servono strategie di emergenza volte a riportare velocemente l’impresa sopra break-even ma contemporaneamente serve un piano di rilancio che deve passare necessariamente dal rivoluzionare il proprio portafoglio di business. Il progetto di rilancio deve avere come obiettivo la ricostruzione dell’identità dell’impresa e quindi il significato che ha verso il suo ambiente specifico (mercato).